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Donna picchiata dal marito chiede aiuto agli assistenti sociali Le portano via la figlia: non la vede da quattro anni

TRENTO (21 maggio 2018). «C’è qualcosa che non funziona al Tribunale dei minorenni di Trento, perché non è la prima volta che assisto donne le quali, rivoltesi ai Servizi sociali per chiedere aiuto, si trovano private ingiustamente dei loro figli». A parlare è l’avvocato Francesco Miraglia, esperto in Diritto minorile, cui una donna di Trento si è rivolta chiedendo assistenza: da quattro anni non vede sua figlia e non perché la maltrattasse o trascurasse o l’avesse in qualche modo messa in pericolo. Niente di tutto questo. La donna si era soltanto rivolta ai Servizi sociali e alle forze dell’ordine visti i numerosi episodi di percosse subite da parte del marito, che a un certo punto lui sì, aveva messo a rischio l’incolumità della piccina. Tutti episodi nei quali la donna, rivoltasi alle cure del pronto soccorso, è uscita con ferite e contusioni giudicate guaribili tra i dieci e i quaranta giorni. Non solo non sono stati considerati maltrattamenti in famiglia e lesioni, bensì considerati soltanto “liti familiari”; ma in più – fatto gravissimo – la piccola le è stata sottratta ed è stata affidata a un’altra famiglia. La donna non vede più la figlia da quattro anni, rischia di perdere la potestà genitoriale, la bimba soffre perché i genitori cui l’hanno mandata a vivere si sono separati e lei vive ora con il padre affidatario.
«E’ chiaro che qualcosa nel Tribunale dei minorenni di Trento non funzioni» aggiunge l’avvocato Miraglia, «poiché non si spiega come a una donna venga sottratta la figlia, per affidarla addirittura a un’altra famiglia, senza che vi sia un motivo grave. Cos’è? Si basano sulla simpatia o antipatia che suscitano le persone? Ritengono a prescindere che le donne abbaino torto e che la ragione sia sempre degli uomini? Qui non si tratta di salvaguardare il benessere della bambina – che stava benissimo con la mamma – ma si prefigura un’adozione mascherata. La coppia infatti non aveva figli. Tra l’altro mi domando poi come vengano selezionate le coppie affidatarie, se in così pochi anni questa sia addirittura giunta a separarsi, con un ulteriore trauma per una bimba che già soffriva per l’allontanamento dalla sua mamma. E’ urgente che gli organi preposti indaghino innanzitutto sulla condotta dei Servizi sociali e su quella in generale del Tribunale dei minorenni di Trento».

Bambini costretti a vedere genitori violenti, presentata interrogazione

Interrogazione del Bürger Union für Südtirol sul tema dei bambini costretti a vedere i genitori violenti. CCDU: “speriamo si faccia chiarezza”
Il consigliere Andreas Pöder del partito Bürger Union für Südtirol ha presentato un’interrogazione sulla vicenda riportata dalla stampa locale del ragazzo che sarebbe stato intimidito affinché incontrasse il padre oggetto di una sentenza di patteggiamento per maltrattamenti in famiglia.
Le minacce subite da questo ragazzo erano state denunciate dall’avvocato della madre, Francesco Miraglia, che, in particolare, aveva segnalato un episodio in cui una dottoressa di un Centro Terapeutico privato di Bolzano avrebbe detto al bambino: “O incontri tuo padre o il Giudice mi ha detto di riferirti che andrai in un istituto”. In seguito all’esposto, il Presidente del Tribunale per i minorenni aveva informato l’avvocato che il giudice in questione era stato rimosso dal caso. Non siamo a conoscenza di eventuali provvedimenti sulla dottoressa in questione.
Nell’interrogazione si ricorda che recentemente i media hanno riportato vari tentativi di pressione psicologica sui bambini che non volevano incontrare i genitori violenti. Infatti, questo è solo l’ultimo caso riportato dalla stampa. Ricordiamo ad esempio il caso del bambino che si voleva costringere a vedere il padre, in seguito condannato, nonostante fosse accusato di violenza sul bambino incluso lo spegnimento di una sigaretta sul suo braccio. Nell’interrogazione il consigliere chiede se la Giunta è a conoscenza dei fatti e quali misure sono state intraprese in merito.
Siamo molto soddisfatti di questa interrogazione che tenta di far luce su un fenomeno poco conosciuto.” Sostiene Paolo Roat, Responsabile Nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.In certi ambienti medici e persino nei tribunali e nei servizi di tutela minori si è insinuata una teoria psichiatrica secondo la quale quando un bambino rifiuta di vedere uno dei genitori è affetto da una presunta patologia indotta dall’altro genitore. Invece di osservare la situazione e ascoltare la famiglia, e soprattutto il bambino, si tende acriticamente ad addossare le colpe al genitore collocatario. Ci auguriamo che questa inchiesta possa far luce su questa vicenda ma soprattutto avviare dei protocolli inclusivi e rispettosi dei diritti umani che includano un ascolto del minore onesto e scevro da pregiudizi.”

 

Viterbo: chiuse le indagini sulla vicenda delle due ragazze straniere, Angelina e Katya stuprate da 5 italiani

COMUNICATO STAMPA

 

Viterbo: chiuse le indagini sulla vicenda delle due ragazze straniere, Angelina e Katya stuprate da 5 italiani

 

Francesco Miraglia, nuovo avvocato di una delle ragazze incontra giovedì 23 maggio il vice console russo a Roma.
 
Un nuovo avvocato difenderà la giovane russa Angelina, oggi maggiorenne, che nel 2012, in provincia di Viterbo, insieme ad un’amica norvegese disse di essere stata violentata da un gruppo di ragazzi italiani. Si tratta di Francesco Miraglia, del Foro di Modena,  penalista, esperto in diritto di famiglia e minorile che andrà a sostituire il collega Andrea Emilio Falcetta del Foro di Roma. Una vicenda che aveva suscitato un grande scalpore non solo in Italia ma anche in Russia dove il caso è tutt’ora molto seguito.
Lo scorso 29 marzo – spiega l’avvocato Miraglia – il Pubblico Ministero, Fabrizio Tucci, ha chiuso le indagini che vedono coinvolte le due ragazze che all’epoca dei fatti erano entrambi minorenni. Vista la gravità e la delicatezza della situazione, il prossimo giovedì, 23 maggio, mi incontrerò con il vice console russo a Roma, Vyacheslav Pankov che sta seguendo con molta attenzione la vicenda e che si è messo a disposizione della ragazza e dei suoi familiari. Un atteggiamento che ho apprezzato molto e che spero sia seguito anche dal nostro Ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge. Mi auguro infatti che quest’ultimo prenda posizione in merito e convochi al più presto la giovane almeno per farle sentire la vicinanza dello Stato italiano, soprattutto in un momento così delicato per le donne, in cui si parla sempre più di violenza su di esse e di femminicidio”.
Una storia quella di Angelina e Katya (nome di fantasia) che aveva toccato profondamente anche gli abitanti della cittadina di Acquapendente da dove provengono quattro dei cinque ragazzi (uno risiede a Onano) accusati quindi di aver stuprato, la notte del 29 settembre 2012, in un bosco vicino a Montefiascone, le due giovani che erano da poco uscite dalla discoteca Theatrò, dove erano andate a divertirsi. Le due minorenni, invece di ritornare a casa con l’auto che avevano in precedenza affittato, avevano preferito chiedere l’autostop ed erano poi state caricate a bordo dell’autovettura di uno dei giovani.
Secondo la loro testimonianza, il gruppo di ragazzi avrebbero abusato di loro. Il giorno dopo lo stupro Angelina e Katya, si presentarono dai carabinieri per denunciare il fatto. Questi ultimi provvidero immediatamente a sequestrare i vestiti che entrambe indossavano quella notte e il computer della giovane russa per verificare se ci fosse stato uno scambio di messaggio tra lei e qualche appartenente del gruppo prima di uscire per andare a ballare. La vicenda comunque non è ancora chiara e si aspettano, nelle prossime settimane, nuovi svil