Bibbiano Tag

  • Sort Blog:
  • All
  • Articoli Recenti
  • Comunicati stampa
  • Design
  • Evidenza
  • GALLERIA
  • In Evidenza
  • L'inchiesta
  • L'indiscreto
  • La giustizia e la mala giustizia
  • La Vetrina
  • Le vostre storie
  • Minori
  • Modern
  • Primo Piano
  • Principale home
  • Psichiatria
  • Scelta di campo
  • Sentenze
  • Senza categoria

Caso Bibbiano: un po’ di chiarezza sulla vicenda e i reati commessi dagli imputati

Qualche mese fa si è tenuta l’udienza preliminare riguardante il caso Bibbiano. La sentenza ha determinato la condanna di Claudio Foti, psicologo e psicoterapeuta del centro studi Hansel e Gretel, l’assoluzione di  Beatrice Benati, nonché il rinvio a giudizio di vari operatori sociali e impiegati nella Pubblica Amministrazione. Le accuse riguardano tentato delitto, violenza privata, frode processuale, abuso d’ufficio e concorso di persone nel reato, alle quali si aggiungono diverse aggravanti.

Le indagini relative al presente caso sono iniziate alla fine dell’estate del 2018, a seguito dell’aumento del numero di denunce riguardanti possibili abusi sessuali e violenze ai danni di minori in carico ai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni emiliani di cui fa parte anche Bibbiano. L’inchiesta, che ha avuto ampia risonanza mediatica sotto il nome di “Angeli e Demoni”, ha portato alla luce un sistema illecito di affidamento di minori nel comune, attuato attraverso la manipolazione delle testimonianze dei bambini da parte degli operatori sociali. Molti aspetti della vicenda sono ancora poco chiari.

Per fare un po’ di chiarezza, la psicologa Benati è stata chiamata a rispondere dei reati di tentata violenza e di violenza privata (art. 610 del codice penale) nei confronti di una minore, alla quale avrebbe fatto credere di essere vittima di abusi da parte del compagno della madre. A questo proposito, avrebbe poi cercato di convincere la signora a non intraprendere una convivenza con il fidanzato, minacciandola di dare la figlia in affido qualora non avesse interrotto la frequentazione (condizione si è effettivamente verificata durante le vacanze natalizie). Il delitto sarebbe stato aggravato dall’abuso delle circostanze di tempo, luogo e persona (art. 61, n. 5, 9 e 11 c.p.) dal momento che la mamma sarebbe stata psicologicamente debole e non in grado di difendersi, oltre che dall’abuso di autorità dovuto al ruolo di assistente sociale di riferimento e dall’abuso di poteri derivanti dal pubblico servizio esercitato. Tuttavia, non è stata rinvenuta prova concreta delle minacce lamentate dall’accusa, nemmeno nelle stesse dichiarazioni della madre (parte offesa). La stessa minore aveva accettato senza proteste la proposta di trascorrere in affido le vacanze di Natale, per altro senza che fossero precluse le visite e i contatti con i familiari. Ne consegue che la Benati si è limitata a svolgere il proprio lavoro, propendendo per la soluzione che le sue valutazioni da professionista ritenevano migliore per la minore. In considerazione del fatto che già il GIP in sede cautelare non aveva riscontrato gravità indiziaria, l’imputata, che aveva fatto domanda di rito abbreviato, è stata assolta con formula ampia poiché il fatto non sussiste.

Lo stesso non si può dire per Foti. Accusato in primo luogo di frode processuale, è stato chiamato a rispondere per aver alterato lo stato psicologico ed emotivo di una minore con l’obiettivo di ingannare il CTU e il Tribunale dei Minorenni di Bologna nel procedimento atto a valutare la responsabilità genitoriale dei suoi familiari. Nello specifico, lo psicoterapeuta avrebbe convinto la minore di subire molestie da parte del padre, radicando in lei il rifiuto di incontrarlo. A tal proposito, si sono verificate diverse incongruenze tra le dichiarazioni rilasciate dai consulenti del PM e da quelli della Difesa, i quali, in seguito, non solo non hanno minimamente tentato di giustificare la sincerità delle loro affermazioni, ma hanno addirittura mostrato di essere a conoscenza della loro scorrettezza. Vi è poi la prova, dall’analisi della trascrizione delle sedute, della mutazione dello stato psicologico della minore, che ha sviluppato nel tempo un forte odio nei confronti del padre, pur specificando di non avere alcuna certezza in merito agli episodi di abuso che sarebbe stata spinta a ricordare. Tuttavia, l’evidenza del disturbo psicologico causato nella paziente, l’intenzionalità delle difformità nelle dichiarazioni dei consulenti della Difesa e la certa conoscenza del procedimento civile in corso da parte di Foti, pur essendo elementi necessari per determinare il compimento del reato, non sono sufficienti per la condanna dell’imputato: infatti, sembra che abbia voluto solamente rimarcare le sue abilità di psicoterapeuta, in grado di riportare alla luce ricordi anche a distanza di anni, quasi come se si trattasse di un atto di personale virtuosismo piuttosto di una voluta frode.

Assolto da tale accusa, è stato comunque condannato per l’inflizione di lesioni personali gravi nella suddetta minore, provocate da un errato uso della tecnica EMDR. Quest’ultima utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra al fine di perseguire il recupero di ricordi già presenti nella memoria del paziente, ma oscurati in quanto traumatici. Considerato questo presupposto, l’applicazione di tale tecnica nel presente caso risulta inappropriata, in quanto la minore non ha mai affermato con certezza l’avvenimento di un eventuale abuso. La stessa presidente dell’associazione “EMDR Italia” ha confermato la violazione dei protocolli EMDR da parte di Foti, oltre a sottolineare l’inappropriatezza del ripetuto intervento dell’imputato nel corso delle sedute, che formulava ipotesi, interpretava e faceva domande incalzanti e suggestive per ottenere a tutti i costi le risposte attese dalla paziente. È da sottolineare, poi, che non sono stati per nulla trattati i numerosi eventi drammatici che hanno effettivamente segnato la crescita della minore e che potevano essere ragionevolmente considerati la reale causa del suo disagio. Questo errato modo di procedere avrebbe provocato un disturbo di personalità borderline e un disturbo depressivo con ansia, nonostante la difesa abbia minimizzato la lesione sostenendo che si trattasse piuttosto di un “disturbo post-traumatico da stress” (senza tuttavia negarla). In accordo all’art. 41 c.p. (concorso di cause), è accertata la materialità del reato, a cui si aggiunge la sussistenza dell’agire doloso (volontarietà delle lesioni cagionate) nella forma del dolo diretto (ovvero nel caso in cui le conseguenze della propria condotta, benché non perseguite intenzionalmente, siano certe o altamente probabili). Infatti, le competenze tecnico-professionali e l’esperienza di FOTI non lasciano spazio al dubbio della sua inconsapevolezza.

L’imputato risulta condannato anche per aver partecipato, quale concorrente extraneus, al reato di abuso di ufficio. Infatti, le sedute di terapia da lui organizzate venivano condotte presso i locali pubblici de “La Cura” a Bibbiano, affidati alla società e centro studi S.I.E. srl/Hansel e Gretel ONLUS (di cui l’imputato era rispettivamente amministratore delegato e direttore scientifico) in assenza di regolare appalto (in violazione della normativa in tema di affidamenti pubblici ed in particolare in violazione dell’art. 36 c.2 lett. a) e b) D.Lgs 50/2016). Infatti, gli operatori dell’Unione avrebbero dovuto adottare un provvedimento di affidamento diretto sottosoglia per i primi tre anni di servizio e, successivamente, attribuirlo attraverso una regolare procedura di evidenza pubblica, ma nessuno dei due procedimenti è stato attuato. La Difesa ha giustificato tale condotta attraverso l’istituto della co-progettazione, consentito in alternativa alla tradizionale gara d’appalto dalla L. 328/2000. Tuttavia, solo la ristrutturazione dell’allestimento dei locali è stata determinata legalmente in questo modo, mentre il servizio di psicoterapia veniva effettuato dalla Hansel e Gretel senza alcun atto formale che ne dimostri l’affidamento (oltre al fatto che la Hansel e Gretel, divenuta poi una società di capitali, la S.I.E. S.r.l., non avrebbe potuto prendere parte all’istituto di co-progettazione poiché era più un’organizzazione non lucrativa). Il concorso di Foti è confermato dai rapporti privilegiati che intratteneva con gli altri imputati, stretti negli anni grazie alla condivisione della medesima base ideologica e che hanno portato alla realizzazione di progetti comuni (l’associazione “Rompere il Silenzio – Far Crescere il Futuro” e il progetto “Utopia” per l’accoglienza di minori vittime di maltrattamenti e abusi”). È poi evidente che lo psicoterapeuta fosse perfettamente consapevole dell’illegittimità del sistema di pagamento delle sedute, congegnato appositamente per mascherare un’ingiustificata erogazione di denaro pubblico agli psicoterapeuti della Hansel e Gretel. Infatti, la psicoterapia è una prerogativa esclusiva dell’ASL, quindi non esternalizzabile ad un ente locale, in particolar modo laddove non esista una procedura ad evidenza pubblica sull’affidamento del servizio. In particolare, gli psicoterapeuti proponevano il prezzo di 135€ per 45 minuti di seduta, ben superiore alla media (anche in rispetto a quello applicato nella loro di sede di Moncalieri), pagato attraverso l’interposizione fittizia delle famiglie affidatarie, obbligate a fare un bonifico una volta ricevuto il contributo dell’affido (a cui veniva aggiunto il prezzo della seduta). Da ciò se ne ricava il cospicuo profitto assicurato alla società dell’imputato, nonché l’altrettanto consistente danno economico per la Pubblica Amministrazione.

Dopo aver richiesto il rito abbreviato, Foti è stato condannato a 4 anni di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e alla sospensione dall’esercizio della professione di psicologo e psicoterapeuta per 2 anni. Non si sono verificate circostanze attenuanti della pena in quanto l’imputato non ha mai dimostrato segni di resipiscenza e, anzi, ha mantenuto per l’intera durata del processo un comportamento censurabile, tentando perfino di ingannare il PM manipolando prove e testimonianze.

Oltre alla condanna di Foti e all’assoluzione della Benati, il Giudice ha sentenziato il rinvio a giudizio per diversi operatori dei servizi sociali e impiegati della Pubblica Amministrazione per una “complessa, continuativa e insistita attività illecita legata al delicato tema degli affidi di minorenni” di competenza dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza. È ricavabile dagli atti anche il coinvolgimento del sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, che ha sempre promosso il progetto “La Cura”, anche a livello nazionale davanti ad autorità ecclesiastiche e alla Commissione Infanzia in Senato, ed era consapevole fin dall’inizio dell’affidamento “di fatto” del servizio di psicoterapia.

Il percorso per portare alla luce l’intera verità della faccenda e la responsabilità degli effettivi colpevoli è ancora lungo e tale sentenza non è che la prima parte di un processo ancora da portare a termine. Tuttavia, è bastevole a dimostrare la riprovevole condotta proprio di chi dovrebbe essere in prima linea per la tutela e l’aiuto dei più fragili. L’errata applicazione delle tecniche terapeutiche ha provocato danni irreversibili nei pazienti, quali l’incapacità di ricostruire la propria storia passata, la propria identità, la relazioni con i genitori e il proprio ruolo nei rapporti con l’Altro. La psicoterapia dovrebbe aiutare a risignificare la storia della propria vita e migliorare il benessere personale; questa storia dimostra il sovvertimento dell’obiettivo principale del trattamento terapeutico, trasformandolo da pratica curativa ad una violenza ingiustificata, oltre alla diffusione di un errato pregiudizio nei confronti di quello che invece è stato studiato per essere un mezzo efficace e benefico. Proprio per questo fare chiarezza sulla vicenda è fondamentale, così che venga ristabilita la fiducia in un sistema di assistenza che è in realtà fondamentale per la tutela delle famiglie e dell’intera cittadinanza.

Londra, novità editoriale: The Legal Mafia : How Child Protective Services Kidnap and Sell Children

Anche all’estero l’Italia è tristemente nota per gli scandali legati agli affidi illeciti, e gli allontanamenti coatti di minori dalle loro famiglie, fortunatamente è altrettanto conosciuto anche l’onorabile lavoro, l’onestà, e la professionalità che contraddistingue l’Avvocato Miraglia, e l’Avvocato Morcavallo, che combattono da sempre questo sistema.

The Legal Mafia : How Child Protective Services Kidnap and Sell Children

Torino come Bibbiano!!!

31. 10. 2019: Miraglia segnala in Procura 3 adozioni mascherate; 23.8.2020: Torino come Bibbiano, parla l’avvocato. del papa della piccola Violetta. Oggi 3.12.2021:Bimbi tolti con false accuse. Torino caso fotocopia di Bibbiano. Purtroppo anche questa volta avevo ragione!

Reggio Emilia: Processo Angeli e Demoni

Tribunale di Reggio Emilia: condannato a 4 anni lo psicoterapeuta Foti; 17 imputati rinviati a giudizio. Orgoglioso di essere considerato il ” grande accusatore” del sistema degli affidi illeciti. Sarà ancora un raffreddore???

Bibbiano è un vero e proprio sistema e i casi ancora irrisolti sono centinaia

Intanto una coppia ha ottenuto la revoca dell’adottabilità della figlioletta e la ripresa delle visite con lei

Se qualcuno indagasse, decine di bambini tornerebbero finalmente nelle loro case

BIBBIANO (26 Marzo 2021). I casi riconducibili a un sistema Bibbiano sono centinaia, ma passano sotto silenzio, perché nessuno li indaga, nessuno li approfondisce, nessuno si impegna a fare chiarezza. Decine e decine di bambini vivono allontanati ingiustamente dalle loro famiglie, per essere affidati ad altri genitori. Finalmente in uno di questi casi si è aperto uno spiraglio di speranza e la Corte d’appello di Bologna ha riconosciuto l’ infondatezza del provvedimento del Tribunale per i Minorenni che con superficialità e approssimazione aveva disposto l’ adottabilità di questa bambina.

«I casi di Bibbiano non sono soltanto i sette di cui si parla» commenta l’ Avv. Miraglia, ai quali i genitori della bambina si sono affidati «e che il tribunale afferma di avere risolto con il ritorno dei minori alle loro famiglie. Come nel caso dei miei assistiti, sono decine e decine i casi che giacciono senza revisione: se non ci fossimo rivolti alla Corte d’Appello questa bambina sarebbe stata adottata da un’altra famiglia, invece di vivere con i genitori naturali, come è sacrosanto diritto di ogni bambino». La piccola è figlia di una giovane coppia, che aveva avuto in passato problemi di tossicodipendenza, ma al momento della nascita della loro figlioletta nel 2016 aveva cambiato vita: la mamma ha seguito un percorso di recupero, anche psicologico, mentre il padre si è totalmente disintossicato e ha trovato un lavoro stabile. Attorno alla coppia c’è una rete familiare disposta ad aiutare i genitori e la loro figlioletta. Invece la bimba è stata loro strappata e dichiarata adottabile, sebbene non ce ne fossero le condizioni.

Anche in questo caso il “modus operandi” e i protagonisti sono sempre gli stessi, già coinvolti come imputati nell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni”.

“E pensare che c’è chi ha liquidato la vicenda di Bibbiano etichettandola come “un piccolo raffreddore”: ma qui, se qualcuno si prendesse l’ impegno di andare a fondo e di analizzare tutti i casi sommersi, si troverebbe davanti a un’epidemia nazionale. Sono centinaia i casi ancora aperti, in tutta Italia e che debbono essere esaminati: ci auguriamo che adesso qualcuno si decida a verificare, caso per caso, su che presupposti si siano basati i provvedimenti di allontanamento dei minori».

” Armando Editori presenta: “Bambini Prigionieri”

“10, 100, 1000 Bibbiano. Il nuovo libro di Vincenza Palmieri e Francesco Miraglia. Il volume arriva in libreria proprio quando un altro possibile “caso Bibbiano” si affaccia alle cronache: nell’indagine coordinata dalla Procura di Massa la Filiera Psichiatrica sembra manifestarsi, ancora una volta, in tutta la sua ferocia

«Se fin dal principio non avessimo utilizzato ciò che abbiamo di più caro – il Diritto, la Ricerca, la Scienza senza scheletri nell’armadio, la Libertà di Comunicazione – e non ne avessimo fatto un metodo, molte cause sarebbero state perse: molti bambini sarebbero stati persi. E noi preferiamo essere scomodi che perpetrare l’ingiustizia».

È uno dei passaggi di Bambini Prigionieri, il nuovo libro di Vincenza Palmieri (Presidente Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Consulente Tecnico Forense) e di Francesco Miraglia (Avvocato Cassazionista Esperto in Diritto Minorile e Mediazione Penale) da oggi in libreria con Armando Editore.

Con una Prefazione di Mario Giordano e la Postfazione di Francesco Morcavallo, il testo racconta – partendo dal “caso Bibbiano” – le storie di madri e padri che si sono visti sottrarre i propri figli a causa di una presunta inidoneità genitoriale. Storie di allontanamenti illegittimi e di perizie “copia & incolla”, di bambini strappati alle loro famiglie solo per essere segregati nelle strutture, sedati e a volte persino legati ai letti; nonché di cooperative create e mantenute in vita al solo scopo di lucrare, spesso con la compiacenza della politica, sulla pelle dei più deboli.

 

Bambini Prigionieri arriva sugli scaffali nello stesso giorno in cui un altro possibile “caso Bibbiano” s’impone all’attenzione mediatica. Si tratta di un’indagine anticorruzione coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa, che vede coinvolti funzionari pubblici, rappresentanti di enti locali e gestori di una cooperativa rispetto ai servizi di “Accoglienza” dei minori:

Una filiera declinata in tutto il suo torbido invischiamento, sostiene Vincenza Palmieri per fare sempre più affari con i bambini prigionieri. Questo volume è il nostro contributo affinchè  “10, 100, 1000 Bibbiano” possano  mettere a nudo ancora una volta il Sistema di collusione politica che, attraverso clientelismo e bacini di voti lavora notte e giorno per alimentare se stesso, a discapito dei Minori e delle Famiglie”.                     

I fatti di Massa Carrara» afferma Francesco Miraglia «come tante altre inchieste di questi anni, dimostrano l’esistenza di un sistema che merita attenzione da parte dell’opinione pubblica ma soprattutto della politica, di ogni colore. Storie portate alla luce in questo libro, che raccontiamo attraverso casi concreti vissuti in prima persona come professionisti.“

Se “10, 100, 1000 Vietnam”, 50 anni fa, rappresentava l’entusiasmo dei giovani che auspicavano un’epocale rivoluzione sociale, oggi – con identico entusiasmo – “10, 100, 1000 Bibbiano” vuole essere il grido di chi si dà la missione di liberare i BAMBINI PRIGIONIERI e smascherare una Filiera Psichiatrica e Politica che anche quest’anno, a Natale, lascerà oltre 50 mila bambini lontani dalle proprie case.

 

Sistema Bibbiano anche nel Torinese?

L’avvocato Miraglia segnala alla Procura tre affidamenti che risulterebbero vere e proprie “adozioni mascherate”
TORINO. (31 ottobre 2019). Siccome tre indizi fanno una prova, come si suol dire, è molto probabile che anche nel Torinese sia in atto da tempo un sistema sul modello di Bibbiano, in cui i bambini vengono allontanati dai genitori con dei pretesti futili e affidati a persone che fanno parte sempre della medesima cerchia di operatori sociali. Con lo strano comportamento proprio di questi genitori affidatari volontari, che chiederebbero personalmente al giudice del Tribunale dei minori, pagando gli avvocati di tasca propria, di non far rientrare i bambini in seno alle loro famiglie, in quanto i genitori risultano inaffidabili e i bambini avrebbero  persino paura di incontrarli: che interesse hanno per attivarsi così in prima persona? Un sistema dove il deus ex machina sarebbe un’unica persona, che ricoprirebbe – neanche fosse una e trina – a volte il ruolo di Giudice Onorario del Tribunale dei Minorenni e della Corte d’Appello, altre quello di assistente sociale, altre ancora di referente del Cismai – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia – e membro dell’equipe formativa di una cooperativa che si occupa di interventi socio assistenziali e socio educativi. Con un gravissimo conflitto, di interesse che pregiudicherebbe la serenità e l’obiettività delle decisioni assunte in merito ai provvedimenti di allontanamento di questi bambini. «Sembrano adozioni mascherate bell’e buone» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che sta seguendo le vicende in tutto analoghe di ben tre famiglie diverse, finite nel gorgo di questi affidamenti per delle conflittualità sorte tra i coniugi in sede di separazione, senza che si siano mai riscontrati segni di abusi, maltrattamenti, violenze o incuria verso i figli.  «I bambini sono stati allontanati dai genitori in conflitto tra loro per cause di separazione, che non pregiudicavano il loro benessere: ma anziché avviare un percorso di accompagnamento familiare, questi bambini sono stati allontanati da casa e affidati a operatori, addirittura dividendo e separando i fratelli tra loro, come a volerli isolare, riprogrammare, cancellando loro la memoria della famiglia di origine, spezzando i legami persino con i fratelli. In modo quasi che abbiano l’operatore cui sono affidati come unico ed esclusivo punto di riferimento al quale, giocoforza, i bambini prima o poi si affezionano. In tempi non sospetti ci siamo rivolti all’assessore, senza ottenere risposta: ma com’è possibile che tanti casi siano tutti uguali, con le medesime dinamiche? E già tre anni orsono, nel Marzo 2016, la consigliera comunale del M5S, Giuseppina Codognotto, segnalò un giudice onorario del Tribunale dei Minorenni di Torino al Consiglio superiore della magistratura, a causa di presunte incompatibilità di carica e conflitto di interesse con la Corte di Appello. Ho presentato quindi nei giorni scorsi un esposto alla Procura, affinché faccia chiarezza sulle vicende e sui rapporti tra i protagonisti. Qui di sicuro non si fa il bene di questi bambini».

Inchiesta “Angeli e demoni”: bisogna verificare i casi giacenti in Corte d’Appello. Avvocato Miraglia: «L’inchiesta non può limitarsi ai fascicoli giacenti al Tribunale dei Minorenni di Bologna»

BIBBIANO (30 Ottobre 2019). In queste ore si sta cercando di minimizzare l’inchiesta “Angeli e demoni” sugli affidamenti di minori nella zona di Bibbiano in Val d’Enza (Reggio Emilia): su 100 segnalazioni dei Servizi sociali al Tribunale per i Minorenni negli ultimi due anni, in 85 casi il tribunale aveva stabilito di lasciare i bambini in famiglia e solo in 15 casi i giudici avevano deciso per l’allontanamento. Di questi, solo in sette casi i genitori hanno presentato ricorso contro le sentenze di allontanamento, tutti successivamente respinti dalla sezione minori della Corte d’Appello.
«E chi ha accertato questi dati?» dichiara l’avvocato Francesco Miraglia, che segue molti casi di allontanamento in Val d’Enza. «Ma soprattutto dalla verifica mancano tutti i casi, compresi molti di quelli che sto seguendo personalmente, che non giacciono al Tribunale dei Minorenni di Bologna, ma che sono già stati trasmessi alla Corte d’Appello. Casi che si riconducono al medesimo “sistema Bibbiano”, che devono essere presi in esame proprio come gli altri. Invito pertanto la Corte d’Appello di Bologna a prenderli tutti in esame e a fare chiarezza anche su di loro».
Tra questi c’è il caso di una giovane coppia che, in effetti, aveva avuto in passato problemi di tossicodipendenza, ma al momento della nascita della loro figlioletta nel 2016 avevano svoltato vita: la mamma ha seguito un percorso, anche psicologico e insieme ai Servizi sociali, mentre il padre si è totalmente disintossicato da anni e ha trovato adesso un lavoro stabile. Attorno alla coppia c’è tutta una rete familiare disposta ad aiutare la coppia e la loro figlioletta. Invece la piccola è stata loro strappata e dichiarata adottabile. «Il collocamento extrafamiliare del minore» prosegue l’avvocato Miraglia, «deve essere inteso quale extrema ratio qualora si trovi in stato di assoluta carenza di assistenza morale e materiale e di indisponibilità di parenti fino al quarto grado. Non è il caso dei miei assistiti, che oltre ad aver ripreso in mano la loro vita, hanno una rete parentale solida e unita. Ma i miglioramenti e l’impegno della madre non sono stati minimamente presi in considerazione dal Servizio sociale, che ha definito i genitori del tutto incapaci di svolgere il proprio ruolo. E guarda caso ad occuparsi di questa bambina sono stati l’assistente sociale Francesco Monopoli e la dottoressa Federica Anghinolfi, agli arresti domiciliari perché coinvolti nell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni” dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, e definiti i veri e propri “deus ex machina” delle modalità di verifica di presunti abusi pregiudizi sui minori, con l’unico scopo di allontanarli dalla famiglia di origine. Ecco perché abbiamo presentato istanza alla Corte d’Appello di Bologna per anticipare l’udienza e riprendere i contatti tra la bambina e genitori e perché chiediamo alla medesima Corte di prendere in esami tutti i casi in giacenza».

 

 

 

Spunta un altro caso a Bibbiano riconducibile all’inchiesta Angeli e Demoni

»
Bimba sottratta ai genitori, nessuno sa dove sia,  Ad occuparsi del suo caso è stata l’assistente sociale che ha ammesso: “Falsificavo le relazioni”

REGGIO EMILIA (30 Luglio 2019).  Emerge un nuovo caso nell’orrore del sistema in atto da anni al Servizio sociale Val d’Enza del Comune di Bibbiano, scoperchiato dall’inchiesta giudiziaria “Angeli e demoni”. Una famiglia sta vivendo un incubo: dopo anni di relazioni positive, improvvisamente queste cambiano, diventano pesantissime, accusano il padre di abusi.  La bimba sparisce chissà dove. «Ad occuparsi del suo caso è stata, guarda caso, l’assistente sociale indagata nell’inchiesta “Angeli e demoni”» rivela l’avvocato Francesco Miraglia, «la stessa che davanti al giudice per le indagini preliminari ha ammesso che avrebbe falsificato le relazioni, sottoposta a forte pressione da parte dei suoi superiori. Perché non dovrebbe essere così anche per la famiglia che assisto, vista l’incomprensibile assurdità della vicenda?».
In provincia di Reggio Emilia una coppia ha una bimba, il padre lavora, la madre però è fragile e non sa occuparsi con maturità della piccola. Pertanto la bimba vive dapprima in comunità con la mamma, poi viene affidata agli zii e continua a vedere i genitori, che nel frattempo seguono un ottimo percorso di sostegno, tanto che la psicologa e l’assistente sociale che li supportano da anni, restituiscono loro la figlia. Inspiegabilmente, dopo un paio di anni, però, la stessa assistente sociale denuncia al Tribunale dei minorenni che la bambina avrebbe riferito che il padre l’avrebbe toccata. Senza prove, senza riscontri portano via la piccola da casa. Non l’hanno nemmeno riaffidata, come in precedenza, agli zii. Portata via e sistemata in un luogo sconosciuto. Sono anni che la sua famiglia non ha più notizie di lei. «E’ chiaro che anche questo caso sia stato montato ad arte per gli scopi di cui sono indagati vari professionisti nella recente inchiesta, tra cui proprio l’assistente sociale» prosegue l’avvocato Miraglia. «Chiediamo pertanto che la ragazzina torni a casa e, nel frattempo, abbiamo sporto denuncia contro la psicologa e la suddetta assistente sociale, per abuso d’ufficio, falso ideologico, maltrattamento, lesioni personali e, il più grave di tutti, la sottrazione di persona incapace».