Trieste: assolto il marito della giovane mamma suicida

Trieste: assolto il marito della giovane mamma suicida

La donna lo aveva denunciato per maltrattamenti, ma si era tolta la vita nel 2019 alla vigilia del processo 

TRIESTE (7 dicembre 2022). Assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Trieste l’uomo, denunciato nel 2018 per maltrattamenti e lesioni dalla compagna, che si era tolta la vita alla vigilia del processo, nel febbraio del 2019. Lasciando due bimbi in tenera età. Condannato in primo grado, nell’udienza celebratasi lo scorso 5 dicembre la Corte d’Appello lo ha assolto. Per l’uomo termina così un doloroso calvario durato cinque anni, durante i quali agli occhi della famiglia della compagna e dell’opinione pubblica era stato ritratto come un violento, ma soprattutto quasi responsabile del suicido dell’ex compagna.

«La Corte, dopo una lunga camera di consiglio ha stabilito che il fatto non sussiste – sottolinea l’avvocato Miraglia, che ha assunto la difesa dell’uomo in secondo grado – pertanto è stato completamente scagionato da ogni accusa di maltrattamenti e lesioni nei confronti della madre dei suoi due bambini. Insieme alla soddisfazione per la chiusura del procedimento, resta il cordoglio per la scomparsa di una giovane mamma, che ha scelto in maniera volontaria di porre fine alla propria vita. Siamo profondamente dispiaciuti, ma è sbagliato pensare di attribuirne la responsabilità all’ex compagno: quando si giunge a gesti così estremi, significa che c’è un disagio profondo precedente, che va al di là del singolo episodio e soprattutto della strumentalizzazione che ne è stata fatta».

Un po’ troppo frettolosamente, infatti, si è gridato “al mostro”, additando quest’uomo come responsabile di maltrattamenti e quindi della morte della compagna, dipingendolo come colpevole senza attendere i gradi di giudizio.

«C’è poi da porre attenzione alla facilità con la quale agiscono alcune associazioni, che si dovrebbero occupare di protezione di donne e minori – prosegue l’avvocato Miraglia –. La denuncia contro il mio assistito fu sollecitata dall’ associazione alla quale la compagna si era rivolta e che, forse, forzando la mano, aveva avviato il procedimento contro di lui. La donna ad un certo punto voleva ritirare la denuncia, ma l’associazione non era d’accordo. E alla fine, i capi di imputazione si sono rivelati del tutto immotivati. Mi auguro che tutta questa dolorosa vicenda possa essere da monito per eventuali episodi a venire»