Roma: sei bimbi senegalesi tolti alla famiglia tornano a casa
Quella dei genitori non era incuria, ma solo diversità culturale
ROMA (6 Ottobre 2022). Il Tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto la buona fede di tre genitori di origine senegalese: quello che per lo Stato italiano è considerata incuria dei minori, come lasciare i figli soli in casa seppure piccoli, per loro è culturalmente una cosa del tutto normale. Dopo un periodo di affiancamento, in cui hanno appreso la lingua e le leggi italiane, hanno collaborato attivamente con Servizi sociali e hanno potuto riabbracciare i loro figli, che progressivamente devono tornare a casa così come ha deciso il Tribunale per i Minorenni di Roma il 30 settembre.
«Giudici e assistenti sociali hanno capito la buona fede di questi genitori – commenta l’avvocato Miraglia, al quale questa famiglia si è rivolta – e ci hanno consentito di affiancare un nostro referente privato, la dott.ssa Marzia Pantanella. E ha dato ai genitori il tempo di capire e imparare le leggi italiane e di adattarsi ad esse. Con la mediazione anche della comunità senegalese questi genitori hanno compreso che certi comportamenti in Italia sono considerati inadeguarti. La collaborazione tra istituzioni, che in questo caso ha portato a un risultato positivo, dovrebbe essere la prassi, per evitare ingiusti e dolorosi allontanamenti che durano anni, con inevitabili ripercussioni negative sui minori, incapaci di comprendere perché devono vivere improvvisamente lontani da mamma e papà. Ma purtroppo ancora non è così e spesso i tribunali decidono troppo frettolosamente per l’allontanamento dei bambini».
La vicenda trae inizio dalla denuncia presentata nel 2018 nei confronti del padre, un uomo senegalese che vive in un Comune della città metropolitana di Roma, che aveva lasciato in auto da solo uno dei suoi figli minori. I Servizi sociali avevano quindi avviato, insieme al Tribunale, un’indagine sulla situazione abitativa e famigliare: l’uomo ha due figli piccoli dall’attuale moglie e quattro da una compagna precedente, tutti minori.
Lo standard di pulizia della casa non era stato ritenuto idoneo e grave era stata considerata l’abitudine di lasciare i figli a casa da soli. Un comportamento del tutto usuale in Senegal, che però in Italia è considerato abbandono di minore. Tutti e sei i bambini erano stati quindi allontanati dalle mamme e dal padre e ospitati in strutture di accoglienza, mentre i tre genitori avevano perso la potestà genitoriale: ad occuparsi delle decisioni riguardanti i bambini erano stati nominati un tutore e un curatore.
«Dopo anni vissuti fuori casa – prosegue l’avvocato Miraglia – adesso progressivamente bambini e ragazzi, di età compresa oggi tra i 16 e i 4 anni, potranno tornare in seno alle loro famiglie. Una volta affiancati, infatti, i genitori hanno dimostrato sincero affetto per i figli e si sono impegnati a seguire quelle che sono le regole italiane, imparando anche bene l’italiano».
Questo è un caso emblematico, purtroppo non isolato, nel quale troppo sbrigativamente i Tribunali adottano provvedimenti severi e drastici, senza prima considerare le differenze culturali e affiancare in genitori in un percorso di informazione.
Si parla tato di integrazione ma puntualmente le diversità culturali vengono giudicate invece di essere considerate. Proprio per prevenire queste situazioni Francesco Miraglia del Foro di Madrid Miraglia, in collaborazione con Moustapha Wagne, segretario generale del coordinamento migranti di Verona e consulente in materia di immigrazione, hanno avviato degli incontri dislocati nel territorio nazionale con le varie comunità senegalesi in una campagna d’informazione sul compito dei servizi sociali e sulle norme vigenti in materia minorile