padova Tag

  • Sort Blog:
  • All
  • Articoli Recenti
  • Comunicati stampa
  • Design
  • Evidenza
  • GALLERIA
  • In Evidenza
  • L'inchiesta
  • L'indiscreto
  • La giustizia e la mala giustizia
  • La Vetrina
  • Le vostre storie
  • Minori
  • Modern
  • Primo Piano
  • Principale home
  • Psichiatria
  • Scelta di campo
  • Sentenze
  • Senza categoria

Padre rinviato a giudizio per pedofilia

padre rinviato a giudizio per pedofiliaSi complica la situazione del padre, ma anche dell’assistente sociale e della psicologa di Piazzola sul Brenta che stanno costringendo un bambino di Padova a incontrare il padre
Si complica la situazione del padre, ma anche dell’assistente sociale e della psicologa di Piazzola sul Brenta che stanno costringendo un bambino di Padova a incontrare il padre
 
Comunicato Stampa
Dopo l’udienza preliminare del 24 ottobre 2013, il tribunale ha rinviato a giudizio il padre accusato di pedofilia fissando l’udienza per il 12 marzo 2014 collegio C. La vicenda era salita all’onore delle cronache perché una psicologa e un’assistente sociale del Consultorio di Piazzola sul Brenta avevano costretto il bambino a continuare a vedere il padre, malgrado le accuse di abusi. E avevano persino prospettato alla madre che “se il figlio non avesse incontrato il padre l’alternativa sarebbe stata l’allontanamento dalla famiglia”. Dopo il recente rinvio a giudizio la situazione delle due professioniste, che il 9 giugno erano state querelate dell’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena “a causa del loro comportamento lesivo, pregiudizievole e dannoso” verso il figlio della sua assistita, si complica ulteriormente.
In seguito alla decisione del tribunale, Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, che da anni si batte contro gli abusi giudiziari nei confronti dei minori generate dalla discrezionalità delle perizie psichiatriche e delle valutazioni psicologiche, ha annunciato che si presenterà come parte civile nell’eventuale procedimento contro le due professioniste. “Questa è l’ennesima dimostrazione che l’incontro tra psicologia/psichiatria e giustizia può causare dei danni indicibili, come nel caso di questo bambino costretto a vedere il suo presunto carnefice sulla base di astratte teorie psicologiche. È nostro dovere riportare la giustizia sui binari corretti!” ha affermato Silvio De Fanti, Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani. “Nel recente convegno di Milano ‘Psichiatria e distorsione della Giustizia’, organizzato dal CCDU e dalla sezione italiana della LIDU – Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo, infatti, il prof. Morris Ghezzi, ordinario di Filosofia e Sociologia del Diritto all’Università degli Studi di Milano, ha sostenuto che il giudice non è più peritus peritorium – esperto degli esperti, che ascolta i pareri dei periti ma poi si riserva di fare una valutazione indipendente – ma ha ceduto la funzione di controllo sociale alla medicina, e alla psichiatria in particolare.”
“Mi auguro che questo contribuisca a chiarire la situazione affinché a questo bambino venga restituita un po’ di serenità visto che fino adesso per le decisioni del Tribunale per i Minorenni di Venezia e del servizio sociale di Piazzola, ha dovuto incontrare quel papà rinviato a giudizio per abusi sessuali come se niente fosse. Certo che ci riserveremo in tutte le sedi di denunciare quei giudici che nonostante tutto hanno contribuito ad aggravare la situazione psicofisica di questo bambino.” ha commentato l’avvocato Francesco Miraglia, legale della mamma

Bimbo costretto a vedere il papà pedofilo «E ha molestato anche la sorellina»

20130725_bimbo-costretto-vedere-padre-pedofilo-2La donna si è rivolta a un avvocato che ha querelato gli assistenti sociali. Ex marito a giudizio per abusi sessuali

di Michelangelo Cecchetto
PADOVA – Una psicologa ed un’assistente sociale di un consultorio dell’Alta Padovana che fa capo ai Servizi sociali dell’Ulss 15 sono state querelate dall’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena. Motivo: «Il figlio della mia assistita – scrive il legale – viene costretto dai servizi ad incontrare il padre, dopo che l’uomo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali. L’uomo aveva molestato anche la sorellina». Il 29 giugno scorso è stata intrapresa l’azione legale dalla mamma del bambino, che ha chiesto che le due professioniste non si occupino della vicenda avvenuta quando il figlio aveva 3 anni e la figlia 11.
«Nel 2007 la donna sospetta che il compagno molesti la figlia e quest’ultima, interrogata nel Tribunale di Padova, racconta di come sia stata obbligata dall’uomo a vedere film pornografici, a denudarsi davanti a lui e di come questo adulto la ritenga “l’unica donna della sua vita”, invitandola poi, compiuti i quattordici anni, a «vivere insieme per essere una famiglia».
«Il fratello più piccolo, nel frattempo, viene obbligato a chiamare “mamma” la sorella e a subire i primi abusi – ricostruisce il legale – Il bimbo già all’epoca comincia a dare i primi segni di insofferenza. Il suo comportamento cambia ogni volta che incontra il padre che, nel frattempo, non abita più con loro. Anche il bambino viene ascoltato dal Giudice e nel 2012, l’uomo viene rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale sul proprio figlio. Malgrado questo, il Tribunale per i Minori di Venezia obbliga il piccolo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali. Il bambino non approva la scelta e manifesta più volte il suo dissenso, anche davanti agli stessi operatori».
«Nel giugno scorso – continua l’avvocato – i Servizi sociali vengono invitati a presentare una relazione al Tribunale per i Minori di Venezia. La donna si sente “accusare” dagli operatori del Servizio di manipolare il figlio a suo favore. Tutte queste accuse – spiega Miraglia – non solo non sono supportate da documenti, da testimonianze, ma denotano come ci sia stato un vero e proprio accanimento contro la donna, che io ritengo ingiustificato. Se il figlio non incontra il padre, è stato detto alla madre, l’alternativa è l’allontanamento».

“Mai Più Un Bambino” in difesa degli oltre 40.000 minori allontanati dal loro nucleo familiare

COMUNICATO STAMPA

Presentazione del libro “Mai Più Un Bambino” in difesa degli oltre 40.000 minori allontanati dal loro nucleo familiare

Sensibilizzare gli adulti e gli addetti ai lavori sulle tematiche legate alla famiglia e soprattutto tutelare i bambini cercando, qualora ci siano situazioni di profondo disagio, di offrire loro un valido supporto psicopedagogico e optare affinché rimangano il più possibile vicini al loro nucleo familiare originario.
Sarà proprio questo uno dei principali argomenti della serata “Mai Più Un Bambino: indagine sociale sul fenomeno dei bambini abusati, sottratti alle famiglie, abbandonati, sottoposti ad abuso diagnostico e terapeutico”, che si terrà il prossimo 29 aprile alle ore 20.45 presso la Sala teatro “Falcone-Borsellino”, in via Roma n. 44 a Limena (Padova).
L’iniziativa, promossa dal Comune di Limena e dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare (INPEF) di Roma sarà moderata dalla dott.ssa Monia Gambarotto, conduttrice di Caffè TV 24 e vedrà la partecipazione del sindaco della cittadina Giuseppe Costa e dell’assessore ai Servizi sociali, Stefano Tonazzo. Tra gli ospiti l’avvocato Francesco Miraglia del Foro di Modena, la prof.ssa Vincenza Palmieri dell’INPEF e l’onorevole Antonio Guidi, ex ministro per la Famiglia, autori del libro “Mai Più Un Bambino” (Armando Editore, 2013) oltre che il giudice del Tribunale per i Minorenni di Bologna, Francesco Morcavallo.
“”Mai Più Un Bambino” – spiega l’avvocato Miraglia – non è soltanto il titolo del libro che presenteremo questa sera ma è una vera e propria petizione che stiamo portando e facendo conoscere in tutta Italia e che ci auguriamo venga sottoscritta da molti. Petizione, va ricordato, che si propone di realizzare una serie di azioni pratiche per aiutare i bambini che sono stati allontanati dalle loro famiglie e che nel 2010, in Italia, sono stati circa 40.000 (di età compresa tra 0 e 17 anni). Un dato decisamente allarmante. Diversi i motivi che hanno spinto gli Enti preposti a compiere questo atto. Per il 37% dei casi il motivo è stato l’inadeguatezza genitoriale, per il 9% la dipendenza dei genitori, per l’8% i problemi relazionali tra i genitori, per il 7% i maltrattamenti e l’incuria e infine il 6% è dipeso dai problemi sanitari dei genitori. Allontanamenti che hanno portato i bambini a vivere in case famiglie o altre strutture che spesso si sono rilevate incapaci di tutelarli e curarli. Proprio per evitare che questa situazione si riproponga, insieme agli altri autori della pubblicazione, stiamo proponendo nelle sedi opportune una serie di iniziative legislative per garantire loro una maggiore tutela e benessere sociale, oltre ad informare e sensibilizzare le famiglie e gli addetti ai lavori su questa problematica attraverso la partecipazione e organizzazione di convegni (in Senato, alla Camera, presso la Presidenza del Consiglio, in Campidoglio), seminari, serate, incontri in tutta Italia”.
 

Papà accusato di abusi ma mamma è sotto accusa

Coinvolte due corti: la donna accusa l’ex compagno di violenza sul figlio di 9 anni Ma per il Tribunale dei minori potrebbe essere lei ad aver manipolato il piccolo
Bambini contesi, strapazzati, abusati nel cuore e nella mente, quando non anche nel corpo. Sono tanti e silenziosi. Ormai è evidente: la vicenda del minore di Cittadella è solo la punta di una realtà fatta di liti laceranti e infinite.
Strappato il velo della vergogna, ora i casi vengono alla luce, l’uno più sconvolgente dell’altro, perché il peggio sembra non avere mai fine. Oggi è la storia di un bambino di 9 anni, che la madre, M. 39 anni, padovana, corre il rischio di vedersi strappare per affidarlo a una casa-famiglia, qualora il bambino non iniziasse un percorso di avvicinamento al padre. Che però è indagato per pedofilia. Proprio nei confronti del figlioletto: gli abusi sarebbero iniziati quando questi aveva poco più di tre anni.
Un caso dell’alienazione genitoriale su cui nell’ultima settimana siamo stati così dettagliatamente informati e di cui, anche in questo caso, parla il consulente del Tribunale dei minori? Forse. Eppure il bimbo non è l’unico ad accusare il padre di molestie. Come lui, prima di lui, la sorellastra del piccolo che sostiene di essere stata costretta a guardare film porno e a fare la doccia davanti al patrigno (accusa archiviata) proprio quando accompagnava il fratello a trovare il genitore. E ancora, la cuginetta, figlia del fratello del padre e di cui lo stesso genitore riferisce in più occasioni, molestata sessualmente quando era piccola. Tutti plagiati?
In questo quadro si colloca anche il rinvio a giudizio della nonna paterna che tra qualche mese dovrà rispondere di minacce ai danni della ex nuora.
Nella vicenda coinvolto, necessariamente, anche il Tribunale dei minori: dopo la denuncia della madre, nel 2008, e lo stop repentino delle visite, nel 2010 il giudice, su ricorso del padre, incarica l’Usl di attuare un percorso di graduale ripresa dei rapporti padre-figlio, tenendo conto delle problematiche psicorelazionali evidenziate dalla terapeuta del bimbo e attivando un percorso di sostegno alla genitorialità per il padre che lo accompagni verso l’acquisizione di una responsabilità genitoriale. Il Tribunale dispone, inoltre, che il servizio offra a entrambi i genitori un percorso di revisione della loro vicenda tale da rapportarsi nell’interesse del figlio. Gli incontri protetti hanno inizio contro il volere del bambino che appare turbato: ci sono registrazioni audio in cui lo si sente piagnucolare e rifiutarsi di scendere dalla macchina, mentre la madre lo sollecita, rincuorandolo. Al terzo appuntamento, il piccolo si sblocca e “vomita” addosso al padre le accuse di violenza, scrivendole su fogli di carta: allucinanti, qualora in sede penale trovassero conferma. Addebiti che il piccolo ripeterà successivamente nel corso di un lungo incidente probatorio: «Si tratta di accuse precise e circostanziate» conferma l’avvocato Francesco Miraglia, che rappresenta la mamma.
A giorni, si attende la formulazione delle richieste del pubblico ministero. Tuttavia, se possibile, c’è una sentenza che preoccupa ancora di più la madre del bambino, ed è quella del Tribunale dei minori che, spiega il legale della donna, tra le possibili soluzioni – che non potendo prescindere dalla pronuncia del Tribunale penale – prospettano per il bambino otto mesi in carico ai servizi sociali per il riavvicinamento al padre, con l’ulteriore possibilità di una collocazione in una casa-famiglia: «È vergognoso che di fronte a un quadro di questo tipo si prospettino questo tipo di soluzioni senza valutare il necessario approfondimento» attacca l’avvocato.